Il 17 luglio si è tenuto a Milano il concerto di Brian May e Kerry Ellis. Non me ne voglia Kerry Ellis, cantante dalla voce potente e meravigliosa, ma essendo un fan sfegatato dei Queen, per me è impossibile parlare di questo concerto senza focalizzarmi sulla musica che esce dalle corde di Brian. Cercherò di trattenermi il più possibile e, per farlo, inizi il racconto di questo concerto parlando del duo, nato già nel 2002 quando Kerry ha recitato nella parte di Meat all’interno del musical “We Will Rock You“. Nel 2008 Brian ha prodotto poi il mini-album di Kerry che conteneva solo tre tracce: “Wicked in Rock”.
La consacrazione del duo si è però avuta con “Anthems“, album pubblicato nel settembre 2010 e che integra al proprio interno i brani già presenti nel precedente lavoro.
Ok, fatte le dovute descrizioni, passiamo al cuore. Al cuore che pulsa, saltella, si riempie di adrenalina, e poi si sostituisce al cervello. I concerti sono la droga più pura che si possa assaggiare. Effetti collaterali? Forse qualche problemino alla orecchie ma ne vale sicuramente la pena, lo sapete (questo concerto non aveva nemmeno questo effetto collaterale vista l’acustica meravigliosa che offre). Quando avete una passione non potete sfuggirne e per chi ama i Queen, la tappa di Brian May all’Auditorium di Milano è stata una necessità, non una scelta.
Un concerto davvero particolare quello che abbiamo potuto ascoltare, per larga parte acustico. Già, acustico da uno dei mostri sacri del Rock? Sì, perché bisogna sempre reinventarsi. Perché, come ha detto Brian durante il concerto, “una canzone non muore mai, è sempre viva, e quindi si evolve”. Si evolve per diventare altro ma farci sempre cantare a squarciagola ad esempio “We will rock you” o “Somebody to love”, passando poi per pezzi meno conosciuti dei Queen, a brani di altri mostri sacri della musica come i Beatles, in quasi due ore di concerto splendidi, perfetti. Per non parlare poi dell’ironia tra un pezzo e l’altro di quello che, lasciatemelo dire, resta uno dei chitarristi più bravi del mondo.
Già perché quando si fa del rock, sbagliare può essere più facile o meglio, si può nascondere più facilmente. Quando invece si è di fronte ad un pubblico quasi in silenzio, e si accompagna una voce, allora ogni imperfezione può diventare gigantesca. Ma Brian, ve lo assicuro, non ne ha fatte, rendendo il concerto un momento straordinario per tutti i presenti.
Insomma, se Dio dovesse scegliere qualcuno che suoni al suo fianco, sceglierebbe senza dubbio la chitarra del dottor Brian May.
